Dintorni



Alla scoperta di Rieti



L'Ombelico d'Italia



Fin dall’antica Roma, grazie alla presenza del Lago di Paterno nel suo territorio, Rieti viene considerata dal mondo intero Umbilicus Italiae. Il motivo è da ricondursi alla forma imbutiforme del lago, che situato al centro dell’Italia venne simbolicamente identificato dagli antichi romani come l’ombelico della nostra penisola. La prima citazione che vede Rieti, Umbilicus Italiae è antichissima. Infatti già Marco Terenzio Varrone (116 – 27 a.c.), Dionigi di Alicarnasso, Lucio Seneca e Plinio citano nei loro scritti la città, collocandola in posizione centrale nella penisola “…..in agro reatino Cutilae lacum in quo fluctuatur insula, Italiae umbilicus esse”, questo perchè
nelle sue vicinanze, più esattamente a Cotilia, situato lungo la Via Salaria in direzione di Castel Sant’Angelo si trovava, e si trova tuttora, il Lago di Paterno, un lago ritenuto sacro.


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Il Cammino di Francesco



I dintorni di Rieti furono scelti come dimora anche da San Francesco, che della sua natura e delle sue bellezze fu cantore insuperabile nel “Cantico delle Creature”. Il complesso di insediamenti religiosi noto come Valle Santa, include i santuari di Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e La Foresta, immersi in suggestive cornici di leccete d’alto fusto e vegetazione mediterranea. Visti dall’alto, sembrano situati nel territorio in modo da formare una croce.Il primo santuario dove S. Francesco pregò fu quello di Poggio Bustone, nel 1209. Poi venne quello di Fonte Colombo chiamato anche il Sinai francescano, poiché nel 1223 il Poverello vi scrisse la Regola dei Frati Minori dopo che il Signore gli si manifestò da un albero, le cui radici sono ancora conservate nel luogo e dal cui legno è stato ricavato un quadro rappresentante l’apparizione. Prima di sottoporsi ad una operazione agli occhi, S. Francesco fu ospitato per quattro mesi da S. Fabiano, nel santuario della Foresta, ove avvenne il miracolo della vigna. Probabilmente è qui che Francesco scrisse il Cantico delle Creature. Infine Greccio da dove, secondo la leggenda, il santo affidò ad un tizzone acceso, lanciato da un fanciullo, la scelta del luogo dove sarebbe sorto il convento. Quì il Santo rievocò per la prima volta al mondo, il Natale con l’aiuto del signorotto del luogo, Giovanni Velita, le cui ceneri sono tuttora all’interno del santuario.

Il territorio



lI territorio reatino è caratterizzato da zone collinari e montane attraversate da fiumi e punteggiate da sorgenti e laghi di notevole importanza. Percorrendo le sue strade e i suoi sentieri si passa da vette solitarie che nascondono ambienti incontaminati e selvaggi, coperti di neve durante l’inverno e colorati da ricche e variopinte fioriture durante l’estate a fresche valli, da dolci colline solcate da ulivi a boschi secolari. La flora offre una straordinaria varietà con boschi di faggio , betulle , cerri e frassini. A quote più basse castagni e querce secolari si alternano ad arbusti busti tipici della macchia mediterranea.

La fauna offre sorprese non meno eccezionali dal lupo all’aquila reale, dallo sparviero al tarabusino, piccolo e raro airone. La lepre, in una delle ultime popolazioni autoctone, lo scoiattolo, il tasso e il cinghiale popolano i boschi. Centinaia di uccelli acquatici provenienti dal Nord Europa si fermano su questa terra: cormorani, germani reali e molti altri.

L'Angelo Pellegrino

Vicolo Barilotto, 22, Rieti, 02100, Italia